Una condizione fondamen­tale per una proficua lettu­ra della Bibbia è l’assenza di pregiudizi. Soltanto con quest’attitudi­ne è possibile ascoltare veramente ciò che la Sacra Scrittura rivela all’individuo della volontà di Dio in Cristo Gesù.
Durante il Suo ministerio terreno, Gesù poteva rivolgersi ai capi religiosi e dire: “Voi investigate le Scritture, perché pensate aver per mezzo d’esse vita eter­na, ed esse son quelle che rendon testimonianza di me; eppure non volete venire a me per aver la vita” (Giovanni 5:39, 40).
Come mai una ricerca tanto accurata come quella dei religiosi e dei teologi del tempo di Cristo non produsse una vera conversione al Mes­sia di Dio? Perché leggevano le Scritture con un approccio errato, non riconoscendovi Gesù, il Quale è la chiave per comprenderne tutto il si­gnificato. Il loro atteggiamento era sbagliato, come quello di coloro che al giorno d’oggi si avvicinano alle Scritture con spirito critico, cercando di aderire a varie correnti teologiche oppure di propugnare le loro teo­rie soggettive sulle Scritture.

IL CATTIVO USO DELLA BIBBIA
Indubbiamente, la Bibbia rimane il “best-seller” mondiale, ed anche in Italia la sua diffusione è divenuta notevole nelle varie edizioni, tradu­zioni, versioni, parafrasi e nonostante tutto, continua a rimanere uno dei libri meno conosciuti, del quale spesso ne viene fatto cattivo uso. Di conseguenza, l’errata attitudine verso la Bibbia non produce quei risul­tati benefici che avrebbe nei cuori dei lettori se venisse accettata come ispirata Parola di Dio.

a. La Bibbia come soprammobile
Quante famiglie possiedono una rara edizione della Bibbia: magari una sua riproduzione artistica del 1400. Essa, però, fa soltanto bella mo­stra di sé nella biblioteca di famiglia, dando così un tono dignitoso e re­ligioso all’ambiente. Ma nulla di più, non viene mai letta, anche perché è così scomoda, in più volumi di formato così ingombrante. In pratica serve soltanto a far capire agli ospiti che si trovano tra gente per bene.

b. La Bibbia come feticcio
Altri considerano la Bibbia come un feticcio, un portafortuna o un talismano che possiede qualche potere contro la sorte avversa, i pericoli e la morte. Questa attitudine riguardo alla Bibbia non è dissimile da quella che si possiede nei confronti dei vari amuleti che la gente super­stiziosa crede abbiano un potere magico. Il libro in sé, fatto di carta costosa o a buon mercato, con copertina riccamente adornata in pelle, oppure in cartone rigido, non possiede alcun potere. E’ il contenuto che, se letto, accettato, creduto, ubbidito qua­le Parola di Dio, ispirata dallo Spirito Santo, può essere di beneficio a tutti coloro che credono in Cristo il Signore.
c. La Bibbia come cartomante
Si tratta di quello strano uso che ne fanno coloro che “spaccano” la Bibbia, cioè la aprono a caso e poi mettono il dito su un versetto, pen­sando così che quella sia la risposta di Dio ai loro problemi o alle loro scelte. A parte il fatto che se la Bibbia non è nuova la rilegatura si è allen­ta e quasi sempre si apre alla stessa o magari alle stesse pagine, questo non è certamente un metodo scritturale per ottenere consiglio e guida da Dio. Egli sa bene come condurci e consigliarci senza ricorrere a modi così superstiziosi, che ci ricordano quelli simili in uso tra chi ha l’abitu­dine di conoscere il futuro per mezzo delle carte.

d. La Bibbia come protesi
Nessuno mette in dubbio la forza che lo Spirito di Dio dona al cre­dente nei momenti di difficoltà mediante la lettura e la meditazione della Bibbia, ma purtroppo alcuni la utilizzano come supporto artifi­ciale e artificioso, quasi una protesi, a sostegno delle proprie tesi, teorie ed anche eresie. In questo modo, il sacro libro, a proposito del quale un profondo conoscitore ha esclamato “La somma della tua parola è verità; …” (Salmo 119:160), è usato per giustificare manifestazioni di ignoran­za e opinioni umane. Qualcuno ha detto: “Tanti usano la Bibbia come un ubriaco utilizza un lampione: per sostegno, non per luce”.
Infatti, l’apostolo Pietro ispirato dallo Spirito Santo affermava che “… uomini ignoranti e instabili torcono, … (le Scritture; N.d.A.) a loro propria perdizione” (II Pietro 3:16).

e. La Bibbia come tranquillante
Altri ancora arrivano perfino a usare la Bibbia come un analgesico, per calmare gli effetti della malattia, ma non per curarne le cause. E’ bene spiegare subito che non ci si riferisce alla lettura e alla meditazione quotidiana e sistematica della Parola di Dio a scopo edificativo, questo uso legittimo non sarà mai abbastanza incoraggiato. I credenti in Cristo devono continuare ad amare la Bibbia e a meditarla, ma il riferimento è a forme “patologiche” di dipendenza dalla Parola. Se è vero che i cristia­ni sono il “popolo del Libro” è anche vero che la Bibbia non deve essere letta spasmodicamente, ma piuttosto come il Salmista che esclamava: “La tua parola è una lampada al mio piè ed una luce sul mio sentiero” (Salmo 119:105). Quando si ricorre con “angoscia” alla Parola di Dio, in realtà si cerca il palliativo momentaneo che calmi la sofferenza, senza però permettere al Signore di rivelare la causa vera del nostro travaglio.
Non si può usare la Bibbia come un “ansiolitico”, che calma fino a quando è passata la crisi. Essa deve rivelare Gesù Cristo, il Quale risolve una volta per sempre i nostri problemi e dona pace e serenità in ogni circostanza.

IL BUON USO DELLA BIBBIA
Esiste, infine, il metodo giusto per una lettura corretta della Bibbia, quello cioè dei due discepoli sulla via d’Emmaus i quali affermarono: “… Non ardeva il cuor nostro in noi mentr’egli ci parlava per la via, mentre ci spiegava le Scritture?” (Luca 24:32). Gesù spiegò loro le Scrit­ture e quindi essi videro la Bibbia in modo assolutamente nuovo. L’in­contro con Cristo e con la Bibbia diede loro nuova speranza e nuova fi­ducia in quei momenti di difficoltà che si trovavano ad affrontare.
I discepoli scoprirono la potenza della Bibbia, mentre Gesù la spie­gava loro, a differenza dei religiosi loro contemporanei i quali non furo­no condotti a Cristo dalle Scritture. I discepoli d’Ernmaus s’incontrarono con Cristo vivente e glorifica­to e Lo riconobbero per mezzo delle Scritture: questa è la giusta attitu­dine da seguire.

a. La Bibbia come rivelazione
La Bibbia rivela Dio stesso ed il Suo programma di salvezza per mez­zo dell’unico Salvatore, Gesù Cristo. “… Iddio, … si compiacque di rive‑
lare in me il Suo Figliuolo …” (Galati 1:15, 16) diceva l’apostolo Paolo della sua profonda esperienza di salvezza.
Lo scopo della Bibbia è quello di far conoscere la verità, “nella spe­ranza della vita eterna la quale Iddio, che non può mentire, promise avanti i secoli, manifestando poi nei suoi propri tempi la sua parola …” (Tito 1:2, 3).
Lo scopo della Scrittura è di rivelare la salvezza in Cristo:”… l’Evan­gelo, … potenza di Dio;… ci ha salvati e ci ha rivolto una santa chiama­ta, non secondo le nostre opere, ma secondo il proprio proponimento e la grazia che ci è stata fatta in Cristo Gesù avanti i secoli, ma che è stata ora manifestata coll’apparizione del Salvator nostro Cristo Gesù, il qua­le ha distrutto la morte e ha prodotto in luce la vita e l’immortalità me­diante l’Evangelo” (Il Timoteo 1:8-10).

b. La Bibbia come prevenzione
La Bibbia, se usata per lo scopo per il quale Dio l’ha data, serve ad evitare il male. Infatti, il piano divino è primariamente quello di avvertire l’indivi­duo sulle conseguenze del peccato e poi quello di fornire una “cura pre­ventiva”, richiedendo l’attuazione di alcuni principi “d’igiene spiritua­le”, per non essere contaminati dal male nelle sue molteplici forme. In certi ambienti cristiani, spesso si sente ripetere un testo biblico così decapitato: “diletti, purifichiamoci d’ogni contaminazione di carne e di spirito, compiendo la nostra santificazione nel timore di Dio” (II Corinzi 7:1). Viene, infatti, omessa la prima parte del versetto biblico che è fondamentale e dice: “Poiché dunque abbiam queste promesse, diletti, purifichiamoci …” (II Corinzi 7:1).Quali promesse? La Scrittura stessa ci ricorda che da parte del cre­dente vi deve essere la disposizione santa a voler stare lontano dal male, ed allora le promesse divine saranno: “… Io abiterò in mezzo a loro e camminerò fra loro; e sarò loro Dio, ed essi saranno mio popolo” (II Corinzi 6:16). Infatti, è scritto: “… compiete la vostra salvezza con ti­more e tremore; poiché Dio è quel che opera in voi il volere e l’operare, per la sua benevolenza” (Filippesi 2:12, 13).Così il Signore, per la Sua Parola, mediante l’azione dello Spirito Santo, accettando la disposizione d’animo del credente, previene il ma­le e libera dalla contaminazione.

c. La Bibbia come antidoto
L’antidoto è un rimedio che neutralizza l’azione di sostanze veleno­se. Quando il credente ha la giusta attitudine verso la Bibbia, essa si rive­la come rimedio che neutralizza l’azione del male.
La Parola di Dio è efficace per farci evitare il male: “lo ho riposto la tua parola nel mio cuore per non peccare contro di te” (Salmo 119:11).
“I tuoi comandamenti mi rendon più savio dei miei nemici; perché sono sempre meco” (Salmo 119:98).
Allora il credente potrà dire con il Salmista: “Io ho veduto che ogni cosa perfetta ha un limite, ma il tuo comandamento ha una estensione infinita” (Salmo 119:96).