Un albero rigoglioso, dalle verdi fronde, ispira in chi lo osserva sensazioni contra­stanti, di rilassamento innanzitutto, ma anche di
energia e vitalità. L’albero è un’immagine chiara ed immediata del ciclo della vita, l’em­blema delle possibilità stupefacenti della natura, che da un piccolo seme trae una pianta superba ed estremamente utile:
“È simile a un granello di senape che un uomo ha preso e gettato nel suo orto; ed è cresciu­to ed è divenuto albero; e gli uccelli del cielo si sono riparati sui suoi rami” (Luca 13:19).
Forse, molto più semplicemente, in esso vediamo il segno del Padre celeste, l’impron­ta conosciuta e familiare di Colui per mezzo del quale tutto il creato esiste: “Dio il Signore fece spuntare dal suolo ogni sorta d’alberi piacevoli a vedersi e buoni per nutrirsi…” (Genesi 2:9).
Gli incendi, che hanno funestato la scorsa estate, hanno mandato letteralmente in fumo un bene prezioso per la collettività.
La visione delle distese di resti carboniz­zati non può non generare sensazioni oppo­ste a quelle finora descritte, sono immagini di morte e desolazione. Motivazioni, che sfug­gono alla nostra comprensione, hanno mos­so la mano degli incendiari, purtroppo laddo­ve entrano in campo il profitto ed il potere tutto il resto perde importanza, anche il bene comune.
Eppure la stragrande maggioranza delle persone ama passeggiare fra gli alberi, gode­re di questi meravigliosi vegetali, respirare a pieni polmoni le fragranze che da essi ema­nano.
Quanti spunti di riflessione offre la natura ad una mente attenta e devota!
Questa muta testimone del Creatore e della Sua infinita intelligenza circonda gli uomini per tutto il corso della loro vita, a tal punto che la sua presenza è così scontata da essere troppo spesso ignorata, non solo sot­to il profilo ecologico, ma soprattutto sotto quello teologico, infatti essa è un continuo richiamo all’uomo affinché si rivolga a Dio: “Un giorno rivolge parole all’altro, una notte comunica conoscenza all’altra. Non hanno favella, né parole; la loro voce non s’ode, ma il loro suono si diffonde per tutta la terra, i loro accenti giungono fino all’estremità del mondo…” (Salmo 19:2-4).
Se indaghiamo sull’immagine di al­bero nella Bibbia, scopriamo interes­santi spunti di riflessione.
In essa è affermato che un albero fu il sigillo della libertà dell’uomo, purtrop­po usata in malo modo: Dio il Signore ordinò all’uomo: «Mangia pure da ogni albero del giardino, ma dell’albero della conoscenza del bene e del male non ne mangiare; perché nel giorno che tu ne mangerai, certamente morirai»” (Genesi 2:16-17).
Si può dire, perciò, che da esso, attenzione non a causa d’esso, inizia la storia tormentata dell’umanità.
Nei secoli, purtroppo, gli alberi sono stati adibiti anche a luogo di culto: “Si eressero anch’essi degli alti luoghi con delle statue e degl’idoli d’Astarte su tut­te le alte colline e sotto ogni albero ver­deggiante” (I Re 14:23).
Anzi, loro malgrado hanno provve­duto la materia prima per la costruzione degli idoli pagani: “…Non hanno intel­letto quelli che portano il loro idolo di legno e pregano un dio che non può salvare” (Isaia 45:20).
Uno fra i Salmi più noti paragona il credente fedele alla Parola di Dio ad “…un albero piantato vicino a ruscelli, il quale dà il suo frutto nella sua stagio­ne, e il cui fogliame non appassisce; e tutto quello che fa, prospererà” (Salmo 1:3).
Nel Nuovo Testamento la figura di Gesù campeggia su tutte le altre, che lo hanno preceduto e che lo hanno segui­to.
Egli rimane ineguagliabile anche nell’esposizione della Parola di Dio, difatti con semplici immagini lascia profondi insegnamenti: Così, ogni albero buono fa frutti buoni, ma l’albero cattivo fa frutti cattivi” (Matteo 7:17).
Infine, nell’ultimo libro della Bibbia, in Apocalisse, ricompare l’albero della vita; così Dio chiude una storia tormen­tata, iniziata con un frutto sottratto ma conclusa con la promessa della vita eterna: In mezzo alla piazza della città sulle due rive del fiume stava l’albero della vita. Esso dà dodici raccolti all’an­no, porta il suo frutto ogni mese e le foglie dell’albero sono per la guarigione delle nazioni” (Apocalisse 22:2).
D’ora in poi, quando il nostro sguar­do cadrà su queste nobili piante, ricor­diamo i preziosissimi insegnamenti che attraverso essi la Bibbia offre, anzi, Dio conceda ad ogni lettore di questo gior­nale d’essere “come un albero piantato presso a rivi d’acqua”.

Salvatore Cusumano