Ogni impresa realizzata dagli uomini, dopo la vetta, conosce la decadenza.
Quello che Dio compie è invece completo e durevole. Mirando la divina creazione, ogni giorno di essa Dio ha prov­veduto per le diverse necessità della vita sulla ter­ra.
L’apice, però, fu al termine, quando Dio formò l’uomo a Sua immagine, incoronandolo così della gloria di un’eterna comunione spirituale con Lui.
Il Signore si compiace di sublimare le Sue opere in “tono maggiore”.
Tale principio, poi, si manifesta mirabilmente nel piano della redenzione, con cui Dio ha voluto ristabilire la comunione con l’uomo, dopo che egli è caduto per la corruzione causata dal peccato.
L’anno della grazia sarà coronato dall’intramontabile alba della gloria celeste e “…saremo simili a Lui, perché lo vedremo com’Egli è” (l Giovanni 3:2).
Ancora per un tempo, tuttavia, “…siamo trasfor­mati nella Sua stessa immagine, di gloria in glo­ria…” (Il Corinzi 3:18).
Mentre “il carro della benedizione divina” avanza, “…tutte le cose coo­perano al bene di quelli che amano Dio, i quali sono chiamati secondo il Suo disegno” (Romani 8:28).
Ciascuna delle esperienze vissute in Cristo potrà essere un prezioso anello a cui si congiun­gerà un’altro ancora più grande, di valore in valore, di gloria in gloria.
Quale cristiano può sentirsi spiritualmente “ar­rivato” qui sulla Terra?
C’è ancora da imparare, c’è altro da ricevere, c’è sempre da lasciare che il Si­gnore visiti la nostra vita con il carro della Sua per­fetta giustizia.
L’apostolo Paolo afferma: “Fratelli, io non ritengo di averlo già afferrato; ma una cosa faccio: dimenticando le cose che stanno dietro e protendendomi verso quelle che stanno davanti; corro verso la meta per ottenere il premio della celeste vocazione di Dio in Cristo Gesù” (Filippesi 3:13-14).
Le cose più piacevoli o profittevoli di questo mondo non sono paragonabili alle ricchez­ze dispensate in Cristo, che ricolmano l’intero essere della creatura umana.
Rifletti bene: nella gloria celeste non comincerà improvvisamente, come per incanto, una comu­nione mai instaurata e coltivata sulla Terra.
Nessu­no può pretendere che Dio coroni quello che Lui stesso non ha iniziato, né quanto Egli non ha anco­ra terminato.
Come ti avvii alla conclusione di que­sta annata nel campo della consacrazione al Signo­re, magari dopo un inizio di roboanti propositi e di azioni entusiaste?
Cosa hai seminato, quanto hai raccolto?
Certamente, un’ingrata insoddisfazione non si cura con un superficiale appagamento.
Dedica a Dio il meglio di te stesso, ogni giorno, lasciando che la Sua parola ispirata trovi in te un terreno fertile, un cuore sempre più profondamen­te aperto.
Allora un nuovo anno spirituale inizierà per te oggi, quello di una vita sbocciata per essere coronata dalla sovrabbondante unzione divina!

Alessandro Cravana