E’ ormai noto il rifiuto della tra­sfusione di sangue da parte dei seguaci di un gruppo pseudo‑

cristiano. Essi non soltanto si astengono co­me donatori, ma anche come recettori, fondando questa posizione sulla proibizione biblica di mangiare sangue o carne con san­gue. Un esame obiettivo dei testi biblici a ri­guardo dimostra che il divieto si riferisce al mangiare sangue cotto o al berne crudo.

NELL’ANTICO TESTAMENTO

… Non mangerete carne con la vita sua, cioè col suo sangue” (Genesi 9:4); “Questa è una legge perpetua, per tutte le vostre generazioni, e in tutti i luoghi dove abiterete: non mangerete né grasso né sangue” (Levitico 3:17); “… io volgerò la mia faccia contro la persona che avrà mangiato del sangue, e la sterminerò di fra il suo popolo. Poiché la vita della carne è nel sangue … perché il san­gue è quello che fa l’espiazione, mediante la vita … Nessuno tra voi mangerà del sangue; neppure lo straniero che soggiorna fra voi mange­rà del sangue … perché la vita d’ogni carne è il sangue; nel sangue suo sta la vita; perciò ho detto ai figliuoli d’Israele: Non mangerete sangue di alcuna specie di carne, poiché il sangue è la vita d’ogni carne; chiun­que ne mangerà sarà sterminato” (Levitico 17:10-14); “… guardati as­solutamente dal mangiarne il sangue, perché il sangue è la vita, e tu non mangerai la vita insieme con la carne” (Deuteronomio 12:23).

Questi sono i testi riguardanti il divieto di mangiare il sangue, ripe­tuto nella Scrittura molte volte ed in maniera categorica, ed è evidente che si riferiscano all’uso del sangue d’animali come alimento. Tra l’altro, c’è anche il divieto di mangiare il grasso d’animale. Come esplicitamente detto, il grasso ed il sangue dovevano essere offerti a Dio in sacrificio, in attesa simbolica dell’unico vero sacrificio per il peccato che sarebbe stato offerto da Gesù Cristo, il divino Salvatore, “… l’Agnel­lo di Dio, che toglie il peccato del mondo!” (Giovanni 1:29). Infatti, è scritto: “Ma venuto Cristo, Sommo Sacerdote dei futuri beni, egli, attra­verso il tabernacolo più grande e più perfetto, non fatto con mano, cioè, vale a dire non di questa creazione, e non mediante il sangue di becchi e di vitelli, ma mediante il proprio sangue, è entrato una volta per sempre nel santuario, avendo acquistata una redenzione eterna. Perché, se il san­gue di becchi e di tori e la cenere d’una giovenca sparsa su quelli che son contaminati santificano in modo da dar la purità della carne, quanto più il sangue di Cristo che mediante lo Spirito eterno ha offerto se stesso pu­ro d’ogni colpa a Dio, purificherà la vostra coscienza dalle opere morte per servire all’Iddio vivente? … Cristo, dopo essere stato offerto una vol­ta sola, per portare i peccati di molti, apparirà una seconda volta, senza peccato, a quelli che l’aspettano per la loro salvezza” (Ebrei 9:11-14, 28).

NEL NUOVO TESTAMENTO

Nel Nuovo Testamento il divieto di usare il sangue come alimento viene confermato esplicitamente: “… non si dia molestia a quelli dei Gentili che si convertono a Dio; ma che si scriva loro di astenersi dalle cose contaminate nei sacrifizi agl’idoli, dalla fornicazione, dalle cose soffocate, e dal sangue … è parso bene allo Spirito Santo ed a noi di non imporvi altro peso all’infuori di queste cose, che sono necessarie; cioè: che v’asteniate dalle cose sacrificate agl’idoli, dal sangue, dalle cose sof­focate, e dalla fornicazione; dalle quali cose ben farete a guardarvi. State sani” (Atti 15:19, 20, 28, 29).

Questa deliberazione del primo Concilio della Chiesa Cristiana a Gerusalemme è espressa tanto esplicitamente che riteniamo non possa essere assolutamente messa da parte, perché si riferisce unicamente al­l’uso del sangue di animali come alimento. Questa decisione è poi ribadita ancora: “Quanto ai Gentili che han­no creduto, noi abbiamo loro scritto, avendo deciso che debbano aste­nersi dalle cose sacrificate agl’idoli, dal sangue, dalle cose soffocate, e dalla fornicazione” (Atti 21:25). Oltre che per l’esplicita dichiarazione del Nuovo Testamento, è giusto ritenere il divieto valido anche oggi, per quello che gli studiosi della Scrit­tura chiamano “la legge del tre”, secondo la quale tutte le dottrine da rite­nersi fondamentali appaiono ripetute nel Nuovo Testamento tre volte.

Tuttavia, l’esame obiettivo dei testi citati, rivela che si tratta esclusi­vamente del divieto di mangiare sangue di animali; non c’è nessun rife­rimento al sangue umano, in quanto è evidente che la Sacra Scrittura neanche ipotizzi una qualsiasi forma di cannibalismo.

PERCHÉ NO ALLE TRASFUSIONI?

La ragione principale del rifiuto ad offrire sangue per le trasfusioni o a riceverle, è principalmente fondata sull’idea antibiblica che “il sangue umano s’identifica con l’anima”. Se il sangue fosse l’anima dell’uomo sarebbe giustamente da ritenersi mortale e, se l’anima fosse mortale, non esisterebbe l’immortalità e la vita eterna. Vana sarebbe la nostra fe­de e la nostra speranza: “Se abbiamo sperato in Cristo per questa vita soltanto, noi siamo i più miseri di tutti gli uomini” (I Corinzi 15:19). La Bibbia afferma ripetutamente, come abbiamo già visto nei verset­ti biblici citati, che la vita della carne è nel sangue (cfr. Levitico 17:10-­14). Ma si tratta della vita fisica e non di quella spirituale. Infatti, il termine sangue nell’originale ha il significato fisiologico di sede della vita fisica, l’elemento essenziale dell’organismo. L’anima, invece, non in sen­so fisico ma spirituale, è parte della personalità umana e Dio, quando formò l’uomo dalla polvere della terra, gli soffiò nella narici un alito vi­tale (nell’originale ebraico: “alito di vite”) e “… l’uomo divenne un’ani­ma vivente” (Genesi 2:7).

Indubbiamente, se si crede che anche l’anima umana risieda nel san­gue, allora è giusto astenersi da trasfusioni, perché sarebbe veramente pericoloso, giacché ci sarebbe una “trasfusione dell’anima” (sic!). Ma la riprova che non è così sta proprio nel fatto che possiamo rice­vere del sangue da donatori sconosciuti, santi o peccatori, credenti o in­creduli e, purché siano ottemperate certe regole mediche stabilite, que­ste trasfusioni raggiungono il loro scopo benefico e, talvolta, salvano da morte certa.

D’altra parte, se con la trasfusione di sangue si dovesse trasmettere l’anima dell’individuo, assisteremmo ad un mutamento di carattere e di comportamento secondo la natura del donatore. Se fosse così il sangue donato da un criminale renderebbe malvagio il migliore degli uomini o viceversa, il sangue di un uomo pio muterebbe in devoto il peggiore de­gli increduli!

NESSUN DIVIETO

Non esiste alcun divieto alla trasfusione di sangue, anzi Gesù af­ferma: “Nessuno ha amore più grande che quello di dar la sua vita per i suoi amici” (Giovanni 15:13). E l’apostolo Paolo, parlando del suo collaboratore Epafrodito, dice: “… egli è stato vicino alla morte, avendo arrischiata la propria vita …” (Filippesi 2:30) e, ricordando la sua grave condizione fisica durante la sua visita ai cristiani della Ga­lazia, scrive: “… io vi rendo questa testimonianza: che, se fosse stato possibile, vi sareste cavati gli occhi e me li avreste dati” (Galati 4:15). In un’altra occasione, scrivendo ai Tessalonicesi, afferma: “Così, nel nostro grande affetto per voi, eravamo disposti a darvi non soltanto l’Evangelo di Dio, ma anche le nostre proprie vite, tanto ci eravate di­venuti cari” (I Tessalonicesi 2:8). Quest’amore fraterno e questo spirito di compassione verso i deboli e gli infermi, non può assolutamente essere annullato da un improprio letteralismo biblico. Il rifiuto della trasfusione di sangue è in ogni caso la dimostrazione di fare poco conto della vita umana, che è il dono di Yahwèh:”… Egli, che dà a tutti la vita, il fiato ed ogni cosa” (Atti 17:25). Abbandonare chi può esse­re aiutato e salvato ci rende colpevoli dinanzi a Dio perché: “Colui dun­que che sa fare il bene, e non lo fa, commette peccato” (Giacomo 4:17).

FACCIAMO IL BENE

Se la madre alimenta il figlio che ha in grembo con una continua trasfusione di sangue, perché non dovrebbe farlo dopo se ciò fosse ne­cessario? Perché un’altra persona non può donare sangue per salvare un suo simile dalla morte? Chi si rifiuta di aiutare il prossimo in pericolo commette un tentato omicidio, e chi rifiuta a tutti i costi una trasfusio­ne, che potrebbe salvargli la vita, compie un vero e proprio suicidio. Ambedue questi atti sono in opposizione a Dio e alla Sua Santa Parola. Il Signore, nella Sua infinita sapienza, ha dato agli uomini la possibi­lità di sviluppare la scienza medica mediante la quale, per mezzo delle trasfusioni di sangue, milioni di persone sono salvate da morte sicura. Basti ricordare che il novantacinque per cento dei feriti della seconda guerra mondiale sono vivi grazie alle trasfusioni di sangue. Senza contare come con questo mezzo si dà all’organismo depauperato di sangue la possibilità di riacquistare l’equilibrio funzionale sia nelle emorragie da traumi o da interventi chirurgici, sia quando il san­gue si è modificato nelle sue componenti normali. La trasfusione è in questi casi il più importante mezzo per riportare l’organismo alla propria condizione ottimale. E’ doloroso notare tanta ostinatezza su questo argomento, sulla base di una presunta proibizione biblica, quando è evidente che Dio ci ha donato “… la promessa della vita presente e di quella a venire” (I Timoteo 4:8).

I seguaci di Cristo, secondo l’Evangelo, seguono l’esortazione: “… non vi stancate di fare il bene” (II Tessalonicesi 3:13) perché “… chi fa il bene è da Dio …” (III Giovanni 11).