Prima di tutto la frase “sto per sposarmi” è segno che si è giunti già a prendere una decisione. Questo interrogativo bisognava porlo molto tempo prima. Il matrimonio non è certo un esperimento che può essere prodotto per tentativi. Chi ha fat­to un’esperienza profonda con Cristo si pone questi problemi appena sorgono, perché un cristiano non può divertirsi
con i propri sentimenti né calpestare quelli altrui. Al sorgere di simpatie, di affinità ed infine di affetto, ognuno dovrebbe sondare il proprio cuore, in vista delle scelte e delle responsa­bilità che ne conseguono.
Alla domanda specifica: “Che cosa dice la Bibbia a proposito”, si può rispondere subito che in tutta la Scrittura non è mai ammesso il matri­monio tra credenti e non credenti.

CHI SONO I CREDENTI
Nella Bibbia il termine “credente” non è usato nel senso generico e comune che ha assunto nel nostro linguaggio corrente. Per credente, oggi, s’intende generalmente chi crede in qualcuno o in qualcosa, ma­gari in una forma di religione, anche se non la segue e non ne è un fervi­do professante. Per “non credente” si intende invece il miscredente, l’in­differente, chi afferma di non credere e di essere ateo.
La Sacra Scrittura invece, definisce credenti coloro che hanno accet­tato Gesù Cristo per fede, hanno realizzato una profonda esperienza con Lui, sono “nati di nuovo”, “rigenerati” e seguono l’insegnamento del divino Maestro nella vita quotidiana. Tutti gli altri, anche se
profes­sano una religione, sono considerati “increduli”.
Gesù stesso definì i Suoi contemporanei religiosi: “… O generazione incredula e perversa …” (Matteo 17:17).
Cristo è “l’Iddio vivente, … il Salvatore di tutti gli uomini, principal­mente dei credenti” (I Timoteo 4:10). Questo testo esprime tre verità fondamentali della fede cristiana: la divinità di Gesù Cristo: Egli “è l’Id­dio vivente”; la Sua universale opera di salvezza: “il Salvatore di tutti gli uomini”; infine, la condizione per essere salvati: “principalmente dei credenti”, cioè coloro che avendo creduto ed accettato Cristo come pro­prio personale Salvatore e Signore, sono “nati di nuovo” e con l’aiuto dello Spirito Santo seguono gli insegnamenti del Redentore, così come sono espressi dall’Evangelo che “… è potenza di Dio per la salvezza di ogni credente” (Romani 1:16).
Chiarito questo aspetto importante dal punto di vista biblico, ven­gono a cadere tutte le interpretazioni e le opinioni «permissive” sull’ar­gomento. Molti “esperti” fanno delle differenze tra matrimonio “inter-comunitario”, “interconfessionale” e “misto”.
Per matrimonio intercomunitario si intende quello contratto tra due membri della stessa chiesa o di chiese consorelle. In questo caso, pur­troppo, il fattore fede ed esperienza con Cristo sono dati per scontati, ma talvolta questa “superficialità” crea profonde crisi spirituali ed esi­stenziali in conseguenza della mancanza di coerenza manifestata da uno dei coniugi tra vita pratica e fede professata. In ultima analisi, si manifesta un “errore di persona”, nel senso che uno dei coniugi ha cre­duto di unirsi per la vita ad un “nato di nuovo” ed invece si trova accan­to a qualcuno che ha accettato soltanto teoricamente determinati prin­cipi biblici, ma non è mai giunto ad una vera conversione a Cristo, op­pure, dopo una fugace esperienza con Gesù, se ne è praticamente allon­tanato.
Per matrimonio interconfessionale, invece, ci si riferisce al legame contratto da due persone che, pur appartenendo a chiese diverse, di­chiarano di possedere una fede religiosa e di volerla seguire. Questo è il caso del. matrimonio tra evangelici e cattolici romani. Anche se i coniu­gi si sono prima impegnati al rispetto della rispettiva fede religiosa, se­condo la propria libertà individuale, esistono da parte cattolica “impe­dimenti”, “cauzioni” e sono necessarie delle “dispense”. L’impedimento consiste nel fatto che ad una persona che professa la religione cattolico-romana non è lecito celebrare le proprie nozze con un evangelico, in una chiesa evangelica, se prima non ottiene una dispensa dall’autorità ecclesiastica. Le cauzioni, invece, sono dei veri e propri impegni che la parte cattolica deve prendere per quanto riguarda il battesimo e l’edu­cazione dei figli che potranno nascere dal matrimonio da affidare alla chiesa romana. Ne consegue che, già prima del matrimonio, la parte evangelica si trova in uno stato di grave disagio e d’inferiorità, condizione che, neces­sariamente, si ripercuoterà sui futuri rapporti tra i coniugi. Abbiamo parlato di questo caso specifico perché è il più comune nel nostro Paese, ma la stessa cosa potrebbe dirsi di altre confessioni religiose non evan­geliche.
Per matrimonio misto si intende quello contratto tra una persona credente ed una che non professa alcuna religione oppure si dichiara agnostica o atea. In questo caso, la parte credente spera che con la pro­pria testimonianza di fede possa condurre il coniuge incredulo alla fede viva in Gesù. Cristo. Anche se il sentimento è lodevole, non bisogna di­menticare il grave rischio che si corre. Non è, come qualcuno vorrebbe far credere, “il metodo biblico per evangelizzare”. Troppo spesso, il cre­dente, per la continua tensione spirituale a cui è sottoposto, cede dinan­zi alla costante incomprensione del non credente.
Talvolta, per avallare determinate “scelte matrimoniali” si ricorre ad alcuni esempi biblici presentati come se fossero positivi. Ma è proprio vero?

GLI ESEMPI BIBLICI NEGATIVI
Nei tanti casi biblici, tra i più noti troviamo quelli che seguono. Consideriamoli obiettivamente:
Sansone, il giudice, che volle prendere per moglie una pagana e poi fu atrocemente tradito, affrontando le esperienze più umilianti;
Salomone, il re d’Israele, che sposò la figlia di Faraone e fu condotto all’idolatria e allo sviamento. Di lui è stato detto: “… Salomone, re d’Israele, non peccò egli forse appunto in questo? E, certo, fra le molte nazioni, non ci fu re simile a lui; era amato dal suo Dio, e Dio l’avea fatto re di tutto Israele; nondimeno, le donne straniere fecero peccare anche lui”. (Nehernia 13:26).
Achab, re d’Israele, che prese per moglie Izebel, figlia del re dei Sido­ni e “… andò a servire Baal, a prostrarsi dinanzi a lui” (I Re 16:31). Fu così spinto alla corruzione che giunse ad edificare un tempio agli idoli di Baal e di Astarte;
Iehoram, re di Giuda, che aveva preso per moglie Athalia, figlia di Izebel. Dopo la morte del marito e del figlio, fece un colpo di stato, distrusse tutta la famiglia reale, pur di mantenere l’idolatria a Geru­salemme;
Ruth, la moabita, unico caso positivo sui matrimoni tra credenti e non credenti. Pagana, aveva sposato un ebreo e, dopo la prematura morte del marito, si decise ad abbandonare l’idolatria per seguire l’uni­co vero Dio: Yahwèh;
Ester, l’ebrea, che sposò Assuero, sovrano pagano di Persia. Il sua matrimonio fu un successo soltanto dal punto di vista politico, perché gli ebrei ottennero giustizia e libertà nell’ambito dell’impero, ma ella non riuscì a convertire alla fede nell’unico vero Dio il proprio augusto marito;
I reduci di Babilonia, gli ebrei che infransero in molti aspetti la legge dell’Eterno a causa di matrimoni contratti con donne pagane. Per le molteplici conseguenze di carattere morale, spirituale e religioso nel­l’ambito della società ebraica dell’epoca, furono aspramente censurati da Nehernia con la solenne promessa che non sarebbero stati più “… infedeli al nostro Dio, prendendo mogli straniere?” (Nehemia 13:27).
Questi esempi dimostrano quali gravissimi rischi corre un credente che contrae matrimonio con un non credente.

CHE COSA AFFERMA LA BIBBIA
Ecco alcuni testi fondamentali:
“… Non prenderai come moglie per il mio figliolo alcuna delle figlie de’ Cananei (pagani), … ma andrai alla casa di mio padre …” (Genesi 24:37, 38);
“… Non prender moglie tra le figliuole di Canaan” (Genesi 28:6);
“Guardati dal far lega con gli abitanti del paese, non avvenga ch’essi t’invitino,… (tu)… prenda delle loro figliuole per i tuoi figliuoli, e le loro figliuole … inducano i tuoi figliuoli a prostituirsi ai loro dei” (Esodo 34:15,16);
“Non t’imparenterai con loro (i pagani), non darai le tue figliuole ai loro figliuoli e non prenderai le loro figliuole per i tuoi figliuoli, perché stornerebbero i tuoi figliuoli dal seguir me (l’Eterno) per farli servire a dei stranieri, …” (Deuteronomio 7:3-4);
“…Voi avete commesso una infedeltà, sposando donne straniere, e avete accresciuta la colpa d’Israele” (Esdra 10:10);
“E s’avrà egli a dir di voi che commettete questo gran male, che siete infedeli al nostro Dio, prendendo mogli straniere?” (Nehernia 13:27);
(Una cristiana) “… è libera di maritarsi a chi vuole, purché sia nel Signore” (I Corinzi 7:39);
“Non vi mettete con gl’infedeli sotto un giogo che non è per voi; poichè qual comunanza v’è egli fra la giustizia e l’iniquità? O qual comunion fra la luce e le tenebre? E quale armonia fra Cristo e Beliar? O che v’è di comune tra il fedele e l’infedele? E quale accordo fra il tempio di Dio e gl’idoli? Poiché noi siamo il tempio dell’Iddio vivente, …” (II Corinzi 6:14-16).

LE OBIEZIONI
Ma, qualcuno potrebbe dire, è anche scritto: “. .. Se un fratello ha una moglie non credente ed ella è contenta di abitar con lui, non la lasci; e la donna che ha un marito non credente, s’egli consente ad abitar con lei, non lasci il marito; … perché, o moglie, che sai tu se salverai il mari­to? Ovvero tu, marito, che sai tu se salverai la moglie?” (I Corinzi 7:12, 13, 16). Basta leggere il contesto per notare che si parla di persone che si sono convertite a Cristo dopo essersi sposate. Non si parla di credenti che si uniscono in matrimonio con non credenti.
La seconda obiezione è che i testi biblici riflettono una situazione so­ciale e religiosa molto diversa da quella attuale.
Oggi, tutti sono nominalmente cristiani e quindi non possono esse­re considerati pagani ed infedeli? Abbiamo già visto come la Sacra Scrit­tura definisce un cristiano. Questi non è chi è nato in una famiglia di credenti o che abbia ricevuto un’educazione cristiana, ma è soltanto chi, con scelta libera e consapevole, ha accettato Cristo Gesù come Sal­vatore e Signore, e segue le indicazioni dell’Evangelo.
Tutti gli altri, religiosi e non, sono persone degne di stima, ma non possono essere considerati cristiani, in senso biblico. Altra obiezione è che questo tipo di norme bibliche, se applicate og­gi, appaiono “razziste” ed antisociali, perché rappresentano soltanto dei tabù, dei divieti immotivati, che impongono gravi limitazioni ai cre­denti inseriti nella società moderna.
Dobbiamo notare che queste norme bibliche sono di origine divi­na, e Dio spiega le ragioni poste a fondamento delle regole che consiglia di seguire.
Prima di tutto, bisogna considerare l’aspetto divino del matrimonio. Secondo Dio la vita coniugale deve essere un’unione ideale, come quella di Cristo con la Sua Chiesa. A questo proposito basta leggere un famoso brano della lettera di Paolo agli Efesini (5:21-31).
Poi l’aspetto sociale. Il Signore si interessa anche della vita matrimo­niale dal punto di vita pratico. E’ una relazione che richiede tanto amo­re, comprensione e adattamento. Due individui che in precedenza han­no vissuto un’esistenza propria, ora conducono vita in comune anche dal punto di vista spirituale e di fede, e senza quei necessari presupposti presto o tardi si atrofizzerà il colloquio, ed il dialogo ben presto divente­rà un monologo penoso.
La frattura si aggraverà progressivamente, ed allora ciascuno dei co­niugi si rifugerà nel proprio “mondo”, creando quelle incompatibilità pratiche capaci di mettere in crisi il focolare domestico. Rimarrà soltan­to l’apparenza dell’unione, per tentare di salvare almeno i valori morali della famiglia, ma virtualmente il matrimonio avrà fatto naufragio.
CHE FARE ALLORA?
Ciascuno esamini sé stesso alla luce della Parola di Dio, evitando “esperimenti pericolosi”. Il proprio “partner” può avere una personalità piacevole, può essere attraente e perfino mostrare un sincero interesse per la fede, ma se non ha fatto una vera e profonda esperienza con Cri­sto, mediante la conversione, e non possiede uno zelo persistente per la causa dell’Evangelo, nel matrimonio sorgeranno senza dubbio delle difficoltà. Oltre all’attrazione fisica deve esservi l’unione spirituale. I co­niugi uniti nel Signore “… sono eredi … della grazia della vita, … onde le … [loro; N.d.A.] preghiere non… [saranno; N.d.A.] interrotte” (cfr. I Pietro 3:7; Vers. Diodati).
Essi saranno “sale della terra” e”luce del mondo”, in quanto ciascuno ha udito le parole di Gesù “e le mette in pratica” e la propria casa è edifi­cata sopra la roccia. E la pioggia è caduta, e son venuti i torrenti, e i venti hanno soffiato e hanno investito quella casa; ma ella non è caduta, perché era fondata sulla roccia (Matteo 7:24, 25).