La forza dell’annuncio dell’Evangelo risiede nella concomitanza di almeno tre e­lementi.
Innanzitutto la divinità del contenuto, Paolo infatti lo definisce “…l’Evangelo di Dio” (Romani 1:1); poi la realtà della guida dello Spirito Santo, “…predicate l’Evangelo ad ogni creatura. Chi avrà creduto sarà sal­vato… Or questi sono i segni che accom­pagneranno coloro che avranno creduto” (Marco 16:15,17); infine, la coerenza del testimone, …l’Evangelo da me annunziato non è secondo l’uomo… Difatti voi avete udito quale sia stata la mia condotta nel passato…” (Galati 1:11,13).
L’Evangelo è di per sé bello ed efficace, ciò non toglie che il suo annuncio in bocca ad un credente, che ne abbia appieno rea­lizzato la potenza, ha un effetto dirompen­te.
nostri giorni sono testimoni di una sfacciataggine che tracima nell’arroganza.
Il male, in ogni sua forma, è sbandierato.
Una volta vi era chi provava a giustifi­carlo, oggi non si sente l’esigenza nemme­no di questo atto di per sé immorale, il male è pubblico e pubblicizzato, imposto e basta!
Tale realtà squallida e violenta richiede ai credenti, oggi più che mai, una notevole attenzione alla coerenza e non, come spesso accade, ad improbabili giustifica­zioni della superficialità.
La storia dell’apostolo Paolo è un esem­pio al riguardo.
Appena convertito iniziò a testimoniare di Cristo: “…subito si mise a predicare nel­le sinagoghe che Gesù è il Figliuol di Dio” (Atti 9:20).
Bisogna considerare quanto fosse ri­schioso per il futuro apostolo delle genti tale passo, ma il pericolo non gli impedì di annunciare l’Evangelo della Grazia.
È’ notevole la reazione di quanti lo a­scoltavano: “...coloro che l’udivano, stupi­vano e dicevano: Non è costui quel che in Gerusalemme infieriva contro quelli che invocano questo nome…?” (Atti 9:21).
Era evidente, agli occhi di quanti cono­scevano Paolo, che il Gesù del quale egli parlava davvero lo aveva trasformato e segnato nell’animo.
La sua testimonianza non era la fedele ripetizione, magari accorata, di verità subli­mi ma estranee, Paolo descriveva quanto aveva realizzato su sé stesso.
Anche ai nostri giorni una nutrita schiera di credenti annuncia Cristo in quanto testimone diretta della Sua potenza.
La Scrittura insegna, e l’esperienza conferma, che ogni volta che questo accade i risultati sono evidenti ed incoraggianti.
La convinzione ed il fervore di un credente rigenerato dallo Spirito Santo inducono anche il più scettico fra gli scettici a riflessione.
In conclusione possiamo affermare, ed abbiamo il conforto delle Scritture, che la testimonianza cristiana si affila soltanto nella fucina della santificazione.

Salvatore Cusumano